Oggi voglio affrontare una serie di luoghi comuni che spesso ho ascoltato sul tema della previdenza e che in maniera frequente vengono alimentati dagli addetti al settore vuoi per far sì che il cliente sottoscriva altri tipi di prodotto, vuoi per scarsa formazione sul tema.
E’ vero ne esistono di parecchi: da quello che si tratta di una truffa a quello che sei obbligato a versare sempre, al fatto che la tassazione è sfavorevole al dipendente ecc, ecc,…
Oggi cercherò di ricordarne il più possibi
le per chiarire ogni singolo punto per argomentare con legge alla mano.
Segui con attenzione perchè alla fine avrai un vademecum normativo che andrà a smascherare tutti i dubbi creati ad arte dal mercato e che hanno fatto diventare il prodotto più utile e remunerativo per il dipendente una perfetta mina da evitare
Iniziamo allora e se vorrai indicarmi altri luoghi comuni scrivi pure un commento e sarò lieto di risponderti.
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1° LUOGO COMUNE
“SE SOTTOSCRIVO UN PIANO PENSIONISTICO SONO OBBLIGATO A VERSARE SEMPRE”
RISPOSTA
Se sottoscrivo un piano pensionistico non sono obbligato a versare sempre perchè la normativa pensionistica che parte dalla Legge Amato, continua con la legge Dini, segue poi con la legge Maroni ed in ultimo con la legge Fornero, coronata inoltre dal D.P.R. 22 dicembre 1986, n.917, stabilisce che il contributo versato dall’ aderente alla forma di previdenza complementare è VOLONTARIO, quindi posso versare SE voglio, QUANTO voglio e QUANDO voglio.
L’ importante è sapere che se decido di versare devo farlo entro il 31/12 dell’ anno.
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2° LUOGO COMUNE
“SONO OBBLIGATO A VERSARE SEMPRE LA STESSA SOMMA”
RISPOSTA
Se sottoscrivo un piano pensionistico non sono obbligato a versare sempre la stessa somma perchè il contributo è volontario e non vi è alcun vincolo nè sulla volontà di versare, nè sugli importi da versare.
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3° LUOGO COMUNE
“LA TASSAZIONE DEL CAPITALE ACCUMULATO E’ COME QUELLA DEL TFS/TFR”
RISPOSTA
Le somme che accumuli in un piano pensionistico ricevono un trattamento fiscale agevolato rispetto a quelle che il tuo datore di lavoro accantona presso l’ INPS. Infatti la tassazione che ti viene applicata dall’ INPS alle somme che ritiri al momento della pensione è pari alla tua aliquota IRPEF, quindi se hai un’ aliquota IRPEF al 38% sarà tassata al 38%, se invece hai un’ aliquota IRPEF al 27% sarà tassata al 27% .
Le somme che invece hai accantonato in un piano pensionistico sono tassate dal 15% al 9%, dipende da quanto tempo il sottoscrittore è rimasto nel piano pensionistico. Difatti, per ogni anno di permanenza nel piano successivo al 15°, viene sottratto uno 0,30% dal 15% iniziale. Quindi anche nella peggiore delle ipotesi, cioè la tassazione al 15%, è conveniente sempre più la tassazione del piano pensionistico.
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4° LUOGO COMUNE
“I SOLDI CHE HO VERSATO LI RITIRO SOLO QUANDO ANDRO’ IN PENSIONE”
RISPOSTA
Quando sottoscrivi un piano pensionistico i tuoi soldi puoi ritirarli PARZIALMENTE trascorsi 8 anni di permanenza nel fondo.
Gli importi che puoi ritirare sono stabiliti nella misura del 30% all’ anno dell’ importo che hai versato senza che tu fornisca alcuna motivazione; poi del 75% all’ anno per spese di ristrutturazione , acquisto prima casa per te o per un tuo figlio, per sopraggiunta invalidità.
Puoi riscattarli da SUBITO, senza attendere gli 8 anni, SOLO nel caso siano necessari per le spese sanitarie.
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5° LUOGO COMUNE
“GLI INTERESSI SONO TASSATI AL 26% COME LE OBBLIGAZIONI”
RISPOSTA
Gli interessi calcolati sui soldi versati nei piani pensionistici sono tassati nella misura dell’ 11,5%, ma da febbraio 2015 si è passati al 20%. Questa tassazione rende il piano pensionistico più vantaggioso rispetto alle obbligazioni, ma anche rispetto ai fondi. Pensa che il titolo di stato e il buono fruttifero postale hanno rendimenti tassati al 12,5% , mentre un’ obbligazione che hai comprato presso la tua banca o il tuo libretto di risparmio alle poste hanno rendimenti tassati al 26%.
Anche da questo punto di vista il piano pensionistico presenta un vantaggio oggettivo rispetto al resto dell’ offerta di mercato.
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6° LUOGO COMUNE
“SONO OBBLIGATO A VERSARE SEMPRE NELLO STESSO PERIODO DELL’ ANNO”
RISPOSTA
Se sottoscrivi un piano pensionistico non sei obbligato a versare in una data specifica, l’ importante è che ti ricordi di versare entro il 31/12 altrimenti perdi la possibilità di abbattere il tuo reddito e pagare meno tasse , di conseguenza non recuperi l’ IRPEF nella busta paga di luglio.
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7° LUOGO COMUNE
“I SOLDI CHE VERSO SONO DETRAIBILI DALLE TASSE COME LE SPESE SANITARIE”
RISPOSTA
Questo è uno dei luoghi comuni che crea maggior confusione, ma allo stesso tempo è un elemento chiave per capire se la persona che ti parla di previdenza, sia esso il tuo commercialista, il tuo fiscalista, il tuo ragioniere o il tuo caf, conosce bene la materia.
Infatti i soldi che versi in un piano pensionistico sono TOTALMENTE DEDUCIBILI e non detraibili. Quindi significa che vengono scalati dal tuo reddito imponibile, fornendo così un’ esposizione minore alla tua aliquota IRPEF (Esempio: se il tuo reddito è di 40.000 eur l’ IRPEF da pagare sarà calcolata su questo importo, ma se versi 5.000 eur in un piano pensionistico, allora il tuo reddito imponibile diventerà di 35.000 eur, di conseguenza l’ IRPEF che andrai a pagare sarà nettamente inferiore e recupererai in busta paga a luglio la differenza tra le due IRPEF).
La DETRAZIONE invece è un elemento che fornisce vantaggi assai lievi rispetto alla deduzione. Puoi verificarlo dall’ importo che vai a “scaricare” ogni anno nella tua dichiarazione: sono tutti gli scontrini farmaceutici, gli interessi del mutuo e così via. Purtroppo hanno un limite contenuto.
Quindi la differenza sostanziale è che la DEDUZIONE la ottieni scalando dal reddito imponibile l’ importo che versi nel piano pensionistico, mentre la DETRAZIONE la ottieni scalando dalla tua IRPEF alcune spese nella misura del 19% .
E’ evidente come sia molto più conveniente la DEDUZIONE, anche perchè i soldi che versi nel piano pensionistico li ritrovi accumulati mentre le spese che porti in detrazione no.
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8° LUOGO COMUNE
“SE VERSO UNA SOMMA POI SONO OBBLIGATO A VERSARE SEMPRE LA STESSA SOMMA”
RISPOSTA
Poichè si tratta di versamento VOLONTARIO, come già abbiamo visto in precedenza, non sarai obbligato a versare la stessa somma degli anni precedenti, nè una somma prestabilita dalla normativa.
Sei tu che decidi.
Inoltre se riprendi a versare dopo un certo periodo dall’ ultimo versamento, non sei costretto a versare alcuna rata arretrata. Puoi versare quanto vuoi fino ad un massimo di 5.164,57 eur.
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9° LUOGO COMUNE
“SE FOSSE UNO STRUMENTO COSI’ CONVENIENTE LO AVREBBERO TUTTI E INVECE NON E’ MOLTO DIFFUSO”
RISPOSTA
La spiegazione a questa affermazione è facilmente intuibile. Infatti alle compagnie, come alle banche e alle poste non conviene venderti un prodotto dove hai la FACOLTA’ di versare. Questo, come puoi immaginare, espone loro a un guadagno non certo, meglio per loro obbligarti a versare per almeno 10 anni, così hanno la certezza di un guadagno sicuro e nel caso dovessi interrompere i versamenti prima del periodo obbligatorio, si trattengono anche i premi versati fino ad allora.
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10° LUOGO COMUNE
“IL CAPITALE CHE VERSO NON E’ GARANTITO”
RISPOSTA
Il capitale che versi in un piano pensionistico è investito in uno strumento a CAPITALE GARANTITO. Questo strumento è la GESTIONE SEPARATA: l’ unico strumento in grado di offrirti zero oscillazioni di mercato e consolidamento dei rendimenti. Infatti anche se fuori imperversa la crisi dei mercati finanziari, tu dormi sogni tranquilli perchè il tuo capitale è sempre garantito.
Una Gestione Separata è composta perlopiù da titoli di stato di diversa scadenza, da obbligazioni ad alta affidabilità ed è garantita in ogni momento, quindi il tuo capitale, insieme agli interessi accumulati, puoi riscattarlo in qualsiasi momento una volta trascorso il primo anno di vincolo temporale
Fai molta attenzione però perchè non tutti i piani pensionistici investono in Gestioni Separate, altri infatti potrebbero investire in strumenti che non sono a capitale garantito, ma che vengono spacciati per tali. Questi strumenti sono più remunerativi per la società che vuole venderteli. Tanto quando andrai in pensione sarai tu a trovare meno soldi , non loro.
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11° LUOGO COMUNE
“IO L’ AVEVO SOTTOSCRITTO IN PASSATO, MA ALLA FINE HO TROVATO MENO SOLDI DI QUANTI NE AVEVO VERSATI”
RISPOSTA
Anche qui il mercato ha costruito delle illusioni ad arte.
Ricordi quando eri nella tua accademia ufficiali o sott’ ufficiali e venivano quei bei signori in giacca e cravatta a spiegarti che se versavi una piccola parte del tuo stipendio, dopo 20 anni avresti trovato un pacco di soldi per la tua pensione? Ecco di vero c’ era solo la parte del “pacco”!
Infatti quelle polizze avevano dei costi di caricamento che andavano ad erodere gran parte del tuo versamento e quindi quando sei andato a chiedere il riscatto ti hanno fatto un bell’ assegno corrispondente a meno di quello che avevi versato e ti hanno pure chiesto se eri rimasto contento e se volevi farne un’ altra!
Sai cosa ti fà capire che ciò che hai sottoscritto molto probabilmente è un “pacco”??!!…il fatto che chi ti ha venduto un prodotto non si fà più rivedere! Quante volte hai rivisto o sentito quei signori con la giacca e cravatta che hai incontrato nel periodo di accademia??…Ci siamo intesi vero?!
Quindi quello che hai sottoscritto non è un piano pensionistico, neanche se lo portavi in detrazione, perchè ciò che ti facevano portare in detrazione non era tutto il premio, ma solo la parte corrispondente alla copertura caso morte
Perchè possa essere definito “piano pensionistico” deve avere un carattere inequivocabile: la DEDUCIBILITA’ piena del premio versato, cioè tutto quello che versi deve essere sottratto al tuo reddito imponibile per poi farti avere nella busta paga di luglio il tuo bel rimborso IRPEF.
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12° LUOGO COMUNE
“IN BANCA MI HANNO DETTO CHE SE MUOIO PERDO TUTTI I SOLDI CHE HO VERSATO NEL PIANO PENSIONISTICO”
RISPOSTA
Questa è una delle tante risposte che ti vengono date per farti sottoscrivere strumenti più remunerativi per le tasche delle banche e meno per le tue!…Se muori le somme che hai accantonato sono liquidate agli eredi designati e sono totalmente esenti da imposte di successione e da imposte sui redditi per chi le riceve, inoltre il capitale che riceveranno gli eredi sarà incrementato di un ulteriore 1% e non sarà soggetto a nessun blocco per effetto delle pratiche successorie.
Le somme che invece hai investito in strumenti bancari o postali, in caso di morte, vengono tassate con l’ imposta di successione e quando arrivano agli eredi, questi devono pagare le tasse per aumento del proprio reddito. Naturalmente il tutto avviene dopo che i soldi hanno terminato l’ iter successorio.
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13° LUOGO COMUNE
“NON CONVIENE PERCHE’ QUANDO VADO IN PENSIONE LO STATO RIAPPLICA ALLA MIA LIQUIDAZIONE L’ ALIQUOTA IRPEF CHE MI HA FATTO RISPARMIARE PRIMA”
RISPOSTA
Assolutamente NO. Quando avrai deciso di andare in pensione, la tassazione che ti verrà applicata alla fine non sarà pari alla tua aliquota IRPEF, altrimenti il gioco non varrebbe la candela. Infatti la tassazione sarà agevolata e andrà da un max del 15% ad un min del 9% , dipende da quanto tempo sei rimasto nel fondo e non da quanto hai versato. Direi che si tratta di un bel guadagno considerando che è certo e garantito.
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14° LUOGO COMUNE
“NON MI CONVIENE SOTTOSCRIVERE UN PIANO PENSIONISTICO PERCHE’ NON PAGO IRPEF GRAZIE AI CARICHI FAMILIARI”
RISPOSTA
I carichi familiari, come qualsiasi altro tipo di detrazione, non sono compensabili o cumulabili con i versamenti in un piano pensionistico. Se tu hai detrazioni perchè sei papà di 3 figli, avrai comunque la deduzione dal reddito dei versamenti fatti nel piano pensionistico e quindi otterrai nella busta paga di luglio il rimborso dell’ IRPEF.
Puoi verificare da solo ciò che ti dico. Nel tuo CUD troverai un riquadro prestabilito per i versamenti relativi alla pensione complementare. Quei versamenti sono interamente deducibili.
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15° LUOGO COMUNE
“NON MI CONVIENE SOTTOSCRIVERE UN PIANO PENSIONISTICO PERCHE’ ORMAI SONO VICINO ALLA PENSIONE”
RISPOSTA
Puoi sottoscrivere un piano pensionistico fino a 1 anno e un mese dalla pensione. Infatti, per poter accedere alla prestazione della previdenza complementare, sono necessari 5 anni di permanenza nel fondo. Ciò vuol dire che se ho maturato i requisiti per andare in pensione, secondo i parametri della mia categoria, posso richiedere la prestazione della previdenza complementare se sono già trascorsi 5 anni dalla sottoscrizione. Non importa l’ età pensionabile!
Ti ricordo che la normativa consente 2 possibilità per erogare la tua pensione :
-
il 50% in forma di rendita e il 50% in forma di capitale
-
100% in forma di rendita
SOLO in un caso puoi ottenere il capitale in un’ unica soluzione: quando il montante che hai accumulato è al disotto della soglia dei 66.000 eur. Questo perchè andando a trasformare quel capitale in forma di rendita otterresti una rendita con un valore inferiore a quello dell’ assegno sociale e quindi il capitale deve essere liquidato tutto insieme.
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16° LUOGO COMUNE
“I MIEI SOLDI POSSO RIAVERLI SOLO QUANDO VADO IN PENSIONE A 67 ANNI”
RISPOSTA
Questo è il luogo comune più ricorrente. Occorre fare una precisazione su 2 termini utilizzati in maniera impropria e che generano molta confusione. Infatti l’ età pensionabile non è necessariamente l’ età alla quale andrai in pensione.
Se hai già raggiunto i requisiti di anzianità (anni di servizio ed età anagrafica minima), puoi tranquillamente andare in pensione anche se sei al disotto dei 67 anni di età. Quindi se a 52 anni di età hai già i tuoi 35 anni di servizio , puoi accomodarti “serenamente” verso l’ uscita, salvo che qualche “illuminato” capo del governo o ministro non tiri fuori dal cilindro una delle sue sorprese.
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Bene siamo arrivati alla fine di questo articolo e voglio lasciarti un’ ultima riflessione che spero ti aiuti a scegliere il meglio per te e la tua famiglia . Personalmente non sò cosa sia giusto per te e la tua famiglia, ma se chi gestisce il tuo patrimonio non prende carta e penna e lo scopre insieme a te, allora stai tranquillo che i consigli che potrà darti saranno solo nell’ interesse dell’ azienda per cui lavora. Non permettere a chi gestisce il tuo patrimonio di trattarti secondo i propri vantaggi economici attirandoti con rendimenti fuori mercato. E’ facile fantasticare con i soldi degli altri.
RICORDA: ALTI RENDIMENTI = ALTI RISCHI
Buona riflessione e se ti è piaciuto l’ articolo scrivi pure un commento e sarò lieto di risponderti.
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Come sempre articolo chiaro, semplice, facile e piacevole da leggere soprattutto su di un argomento cosi delicato e sottoposto spesso a dicerie e imprecisioni di tanti.
Grazie Manlio,
spero che gli aspetti trattati di questo argomento aiutino ad avere maggiore consapevolezza della propria condizione, così da poter decidere al meglio per il proprio futuro.
Interessante articolo, pieno di spunti di riflessione e sopratutto di ottimi consigli pratici per persone di qualunque età e situazione lavorativa/patrimoniale.
Grazie per le numerose informazioni, che molti agenti assicurativi e promotori finanziari non spiegano.
Grazie Nicoletta,
l’ argomento continua ad essere poco conosciuto, il mio intento infatti è quello di dare informazioni analizzando la normativa da diverse angolazioni.