Quali aspetti culturali incidono sulle decisioni di una società rispetto al dotarsi di strumenti di prevenzione e gestione del rischio da eventi catastrofici?
In questo articolo voglio farti riflettere su come si perdono di vista le giuste priorità occupando la mente con convinzioni e luoghi comuni che possono ledere la nostra esistenza.
Partiamo da un dato certo: in Italia circa l’ 1% della popolazione assicura la propria casa da alluvione e terremoto (dato ISTAT, indagine anno 2009/2010). La percentuale è ripartita tra Liguria, Piemonte, Toscana e Campania.
Il dato è aggregato, quindi ci saranno alcune zone in cui esiste una sola copertura tra alluvione e terremoto. Ciò è chiaramente funzione dell’esperienza che la popolazione del luogo ha vissuto rispetto al singolo evento e della condizione idrogeologica di queste aree.
Il primo aspetto è di natura psicologica, mentre il secondo aspetto è prettamente tecnico.
Ciò che smuove però le coscienze verso una certa sensibilità, è la percezione emotiva rispetto all’ evento catastrofico. Quindi avremo sicuramente zone, ad esempio quelle vulcaniche come la Campania o la Sicilia, dove viene registrata una maggiore attenzione verso il fenomeno sismico; e zone invece come la Liguria, dove il problema più sentito è senz’altro relativo alle alluvioni.
Questo dato dovrebbe portare alla enunciazione di un principio , particolarmente nelle zone con una problematica così spiccata e incisiva: la cultura assicurativa è direttamente proporzionale alla gravità del problema.
In realtà però non funziona così. Infatti a confutare questo principio intervengono macroscopicamente due fattori: la filosofia di vita della popolazione del luogo e la cultura verso l’ informazione .
Partendo da questo punto, possiamo osservare che l’ approccio fatalista alle problematiche che un popolo adotta, influisce proprio sull’ aspetto decisionale rispetto alle “misure di prevenzione” da utilizzare difronte alla possibilità che si verifichi un certo evento.
Questo ad esempio accade nel caso della Campania, dove esistono non solo criticità idrogeologiche , ma anche criticità di natura sismica.
Ecco quindi che si verifica una distorsione cognitiva del fenomeno, originata soprattutto da due aspetti: la mancanza dell’ analisi delle conseguenze negative derivanti da un evento sismico o idrogeologico e la probabilità che questi si verifichino.
Proprio quest ultimo aspetto probabilistico, associato ad un atteggiamento mentale fatalista frutto della filosofia di vita della popolazione, rappresenta la motivazione a non prendere in considerazione elementi che possono portare alla valutazione di una scelta verso una copertura assicurativa per un dato evento naturale.
Un ruolo fondamentale nella sensibilizzazione verso tali pericoli, è sicuramente tenuto dall’ informazione. Infatti esistono casi come il Giappone dove grazie alla sperimentazione di vari modelli di comunicazione uno a tanti, si è potuto arrivare ad un livello di consapevolezza del problema tale da rendere istruite anche le generazioni più deboli come bambini e anziani.
E’ sicuramente attraverso la conoscenza del problema e dei sui effetti, che si può ottenere un abbattimento delle credenze limitanti e quindi della paura rispetto a certi eventi.
In questo caso specifico, affrontare il problema sisma all’ interno di scuole, media e carta stampata in maniera continuativa e costante nel tempo, porterebbe la popolazione ad un livello di consapevolezza tale da rendere le persone responsabili difronte ad una scelta di protezione da conseguenze nefaste.
Solo così si possono ottenere dei cambiamenti significativi nel pensiero di una società, e non con azioni spot di propaganda.
Creare un’ opinione diversa rispetto ad un tema che affonda le sue radici nella superstizione e nell’ ignoranza, richiede azioni massive e costanti.
La Campania ha tutte le carte in regola per raccogliere una sfida del genere. Ad ostacolarla esiste un solo rivale, se stessa.
E’ necessario uscire da una cultura che spinge a trovare sempre le colpe e i colpevoli dei disastri.
E’ necessario convertirsi ad una cultura della responsabilità più che della colpa. Ognuno di noi, con le proprie azioni e prima ancora con i propri pensieri, plasma l’ ambiente che lo circonda. Ecco perchè bisogna ripartire dal potere del singolo.
Se si vuole far crescere una pianta bisogna dare acqua alle radici, non spruzzarla sulle foglie.
Un passaggio di tale caratura, ha l’ effetto di far riappropriare il cittadino del potere di decidere in che modo condurre la sua esistenza nel luogo in cui vive.
Decidere di proteggere il territorio è un impegno, ma decidere di proteggere la famiglia e la propria casa è un principio oltre che un dovere.
Alla prossima.
CP