E’ il Ventunesimo secolo, ma per alcune aziende sembra di essere tornati ai primi del Novecento. Leggi quali aspetti vengono trascurati e che potrebbero costare cari alla tua azienda.

By | 11 Ottobre 2016

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E’ il Ventunesimo secolo, ma sotto alcuni aspetti relativi alle aziende sembra di essere ancora ai primi del Novecento. Che imprenditore saresti stato a quel tempo? Quali problematiche avresti dovuto affrontare? Che tipo di rapporto avresti avuto con i tuoi lavoratori? Quali emozioni avrebbero fatto parte di te ? Ti saresti servito di loro o saresti stato condizionato da loro? Come avresti attratto nella tua azienda i tuoi clienti?

Sono domande legittime, ma una cosa su tutte concorderai con me essere prioritaria: proteggere l’ azienda da tutto ciò che è fuori dal controllo e che può azzerare ogni sacrificio di anni e anni di duro lavoro.

Eppure nel 2016, il secolo dell’ informatizzazione e dell’ informazione, esistono credenze e convinzioni sul tema della protezione aziendale che farebbero rabbrividire perfino un imprenditore della Rivoluzione industriale.

Da una ricerca svolta da un osservatorio assicurativo, emerge che solo il 23% delle aziende (dato nazionale) è assicurata contro l’ incendio e il furto, mentre il 18% da infortuni.

Un po’ pochi per dire che ci siamo evoluti di due secoli rispetto al periodo dell’ avvento industriale delle macchine. Questo però a pensarci bene è quello che succede un po’ in tutti i campi in maniera trasversale.

Pensa alla medicina: siamo arrivati a progettare e costruire robot, a trapiantare cuori e arti, ma non siamo in grado di alimentarci in maniera sana.

Così si arriva al paradosso che le aziende sono diventate ipertecnologiche, ma non hanno progettato un piano che possa proteggerle dalle calamità naturali, dagli imprevisti o dai danni dolosi e colposi tali da arrecare seri e irrimediabili danni. Certo non tutte, magari la tua, che leggi questo blog,  ha la fortuna di avere un fondatore “illuminato” e “premuroso” . Ma il dato è incontestabile , non si arriva neanche alla metà.

Sarebbe come dire che un genitore non si occupa della sicurezza dei propri figli quando viaggiano in auto.

Qui il dato dello stesso osservatorio è molto più confortante perche ben il 93% del campione intervistato ha un rc auto. Sono sicuro però che ti starai ponendo la mia stessa domanda: “E se la rc auto non fosse obbligatoria, quanti la farebbero per senso di civiltà?”. A proposito il dato sulla sicurezza dei bambini in auto non fa parte del sondaggio, ma sono certo che potrai risponderti da solo guardandoti attorno e scorgendo quanti bambini portano la cintura di sicurezza.

E’ un circolo vizioso: un imprenditore sano dovrebbe pensare ad assicurare la propria azienda da ciò che potrebbe distruggerla, come un padre dovrebbe pensare ad assicurare la propria famiglia dalle sciagure che potrebbero colpirla.

Eppure maledizione non è così. Scusa se sono così incisivo, ma voglio capire cosa ti frena di fronte alle decisioni importanti della vita. Cosa distrae la tua attenzione dal proteggere ciò che abbiamo di più caro. Come riesce un pensiero futile ad attrarre di più la nostra attenzione rispetto a noi, i nostri cari, la nostra attività. Come riesce ad essere così polarizzante un pensiero di una partita rispetto ad una decisione da prendere per proteggere il nostro mondo. Come riesce l’ emozione di un attimo a soffocare in un angolo la scelta di proteggere il futuro . Come???!!!

Cosa hai fatto entrare in te che ha offuscato la tua mente e le tue priorità? Cosa ha permesso che valutare una attenta analisi dei rischi che corrono la tua azienda e la tua famiglia, potesse ricevere meno attenzione della sottoscrizione del tuo abbonamento televisivo per guardare la squadra del cuore.

Riprendi il controllo, riparti dal valutare le tue priorità, chiediti perchè è così importante soddisfare quella emozione fugace in quel momento. Quale tossicodipendenza emozionale stai soddisfacendo, giustificandola senza considerare le vere conseguenze delle scelte importanti non prese.

Bada bene , non stò dicendo che devi condurre una vita da eremita. Ma concorderai con me che la piramide delle tue priorità comincia ad assomigliare di più alla torre di Pisa e sempre meno ad un solido con base maggiore. Ed il problema reale è che un giorno passerai il testimone a chi fino ad ora ti vede come il suo principale riferimento educativo, tuo figlio.

Chiedi ad un professionista di valutare con te i rischi della tua azienda, considera cosa accadrebbe in caso di incendio della struttura, delle macchine più costose e decisive per il tuo fatturato, di furto dei tuoi database, di danneggiamento dei tuoi software e banche dati, quanto costerebbe il ripristino? Quali risorse sarebbero necessarie per ripartire nonostante i danni?

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Guarda ciò che accaduto l’ inverno scorso ai tuoi colleghi che hanno avuto la sfortuna di essere colpiti da inondazioni. Quelli che erano assicurati, hanno potuto rimettersi a lavoro in tempi giusti senza licenziare nessun lavoratore, facendo ripartire produzione e vendita. Sono stati semplicemente attenti e hanno capito che i rischi grandi vanno scaricati sulle spalle delle compagnie. Le compagnie devono diventare alleate del tuo business, inoltre hanno il vantaggio di non chiederti in cambio i tuoi beni se non paghi.; se non paghi il rischio ritorna sulle tue spalle.

Chiedi una valutazione precisa di cosa accadrebbe alla tua azienda in caso di tua dipartita: come verrebbe allocato il patrimonio in caso di tua morte, chi sono i beneficiari del tuo patrimonio societario e personale.

Sei sicuro di aver fatto le dovute considerazioni anche ai fini fiscali? Cosa accadrebbe in caso di fallimento?

Dimmi ancora che il fulcro del rapporto con la tua compagnia è il prezzo della tua polizza e non un’ attenta analisi fatta da un professionista.

La tua fatica deve essere quella di cercare un professionista. Non affidare la sicurezza della tua azienda e della tua famiglia nelle mani dell’ approssimazione. Cerca la sicurezza dell’ affidabilità, dello studio, della serietà.

Sii potente come l’ azienda che hai l’ onore di guidare.

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