“Io sono PREVIDENZA”

By | 10 Maggio 2016

 

 

foto-cristianIo sono PREVIDENZA,

forse mi conosci solo per sentito dire , ma esisto da più di un secolo.

Quando  l’ uomo mi ha inventata pensava di fare qualcosa per i lavoratori stanchi e usurati che dopo tanti anni potevano  godere di un patrimonio per godersi la vecchiaia. Inoltre ero stata progettata per intervenire nei momenti di grave difficoltà per il lavoratore che difronte a determinati eventi non poteva proseguire l’ attività lavorativa magari per gravi incidenti. Tutto quindi avrebbe impattato sulla famiglia in maniera importante dal punto di vista economico. Immagine a quei tempi le difficoltà di cura!

Non ti ho detto però di quale epoca parliamo. Sono stata messa al mondo nel 1898 con la Cassa Nazionale di Previdenza per l’ invalidità e la vecchiaia degli operai. All’ epoca non mi occupavo di tutti i lavoratori, ma solo di quelli che lavoravano in fabbrica. Ero volontaria e con un contributo di incoraggiamento da parte dello Stato. A quei tempi non era come oggi , l’ operaio non aveva alcuna tutela ed era molto più vicino alla definizione di schiavo che non a quella di lavoratore e gli imprenditori non erano persone con le quali potevi sederti a parlare conscio di avere a che fare con qualcuno che conoscesse i diritti umani e le condizioni di sicurezza . Non esistevano organi di controllo che si occupassero di verificare le condizioni di lavoro come oggi. Le morti sul lavoro erano quotidiane e i lavoratori  non avevano un centesimo per proseguire la loro vita dopo aver finito di lavorare.

Nel 1919 venne fatto un passo avanti e infatti avevo la possibilità di proteggere le famiglie  da ogni evento che potesse intaccare il loro reddito . L’ assicurazione per la vecchiaia e l’ invalidità diventa obbligatoria per 12 milioni di lavoratori.

Ancora nel 1939 sono stata implementata con garanzie contro la disoccupazione, la tubercolosi e per gli assegni familiari; introdotte le integrazioni salariali per i lavoratori sospesi o ad orario ridotto; il limite di età per il conseguimento della pensione di vecchiaia è stabilito a 60 anni per gli uomini e a 55 per le donne; avevo anche la reversibilità a favore dei superstiti dell’assicurato e del pensionato, così da non rendere difficile la vita a chi non poteva più contare sul reddito del defunto.

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Nel 1952 venni impreziosita a tal punto che dopo il periodo post bellico, la legge (218 del 4 aprile) fissa  gli adeguamenti monetari dei trattamenti pensionistici adottati immediatamente dopo la fine della seconda guerra mondiale e riforma l’assicurazione per l’invalidità, la vecchiaia ed i superstiti (riforma Rubinacci).

La formula di calcolo con cui venivo erogata rimane contributiva e s’introduce l’istituto della c.d. “integrazione al minimo”, con cui venivo erogata  ai pensionati con ridotta anzianità contributiva con un importo minimo che garantisce una sopravvivenza dignitosa.

Arrivarono gli anni 50′ e finalmente iniziai a prendermi cura di tutti i lavoratori: dipendenti, autonomi, agricoltori. Grazie all’ articolo 38 della Costituzione, rivolto a tutti i lavoratori, diventai obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti.

Con il vento della contestazione, nel 1969 viene approvata la riforma Brodolini (l. 53/1969) con cui si instaura la formula retributiva . Per mezzo di essa le pensioni sono calcolate in base agli ultimi anni di retribuzione e non più rispetto ai contributi effettivamente versati. Inoltre viene introdotto il parametro della perequazione per rivalutare le pensioni ai prezzi al consumo. In quegli anni vengono introdotte 2 diverse forme di previdenza : sociale e di anzianità. Con la prima sostenevo coloro che non avevano un minimo di reddito e con la seconda entravo in funzione per coloro che avevano 35 anni di contribuzione pur non avendo raggiunto l’ età pensionabile.

Nel 1975 grazie alla riforma Amato, sono stata rivalutata collegandomi anche all’ andamento dei salari. Ciò incrementò il mio valore, ma rese più pesante il fardello per i conti pubblici visto che mancava un giusto equilibrio tra contributi versati e prestazioni erogate in età pensionistiche troppo basse.

A queste riforme seguirono diversi tentativi per porre rimedio allo squilibrio che si era venuto a generare, ma purtroppo senza nulla di compiuto. Si arriva così alla riforma Dini, poi Maroni e infine Fornero. Con quest ultima si stabilisce definitivamente la data a partire dalla quale la previdenza diviene una volta per tutte costruita con il parametro della contribuzione dei propri versamenti.

Ciò ha avuto come conseguenza un impatto economico su coloro che appartengono al sistema “misto”, ma soprattutto sui nuovi assunti che avranno una scopertura tra reddito e previdenza pari a circa il 50% .

Il tempo e il risparmio sono i miei più cari alleati, oggi io sono cambiata. Cambia anche tu se vuoi assicurarti un futuro sereno.

 

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A presto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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